Colui che ha creduto nei giovani. Breve biografia di don Giuseppe Frascadoro

Pubblicato sul numero unico "La nostra scuola materna compie 50 anni", Collio di Vobarno (BS) 2005.

E' davvero significativo il segno della Parrocchia di Collio: intitolare la scuola materna a don Giuseppe; ovvero il primo edificio a lui dedicato sarà una scuola, il luogo dove si crescono i più piccoli, dove ha inizio l'educazione istituzionale, sociale. La vita di questo sacerdote fu dedita in modo particolare ai più giovani. Nato a Preseglie nel 1916, fu sacerdote il 7 giugno 1941 e subito venne incaricato a Vobarno, dedito alla cura dei ragazzi. Subito questo compito fu evidentemente seguito: la sua casa di via Garibaldi era ritrovo per tutti i giovani del paese che venivano a tutte le ore a incontrarsi, ragionare, discutere, giocare e scherzare fino a lasciare a quell'abitazione l'appellativo di Casa Buffa. Da quelle stanze, ma soprattutto dalla guida di don Giuseppe, sono cresciuti vari  uomini impegnati e attivi in campo sociale, politico, associativo. Assistente dell'Azione Cattolica, dopo aver fondato il gruppo scout, tra i primi nella zona, mentre in campo cattolico tanti erano diffidenti verso tale associazione, volle costruire uno spazio più ampio per i suoi ragazzi, un vero oratorio che sostituisse il campo e porticato presente in via Nighe. Per chiedere aiuto economico nella costruzione scrisse una lettera a tutti i vobarnesi che testimonia tutto il suo amore e la sua fiducia nella gioventù e nelle strutture educative: ne riporto di seguito alcuni stralci.
"Vorrebbe la presente - strana davvero! ... - parlarvi di sogni. Sogni però fatti ad occhi aperti, in pieno giorno, nel completo possesso di ogni facoltà mentale. Il sogno di vederci in mezzo a tutta intiera la bella folla dei nostri giovinetti! Vederli attorno irrequieti ed allegri, esuberatamente vivaci, talora birichini, ma sempre davvero simpaticissimi e tanto graditi. Ben più penosa la realtà!
Desolatissimo invece lo spettacolo di strade o "peggio", rigurgitanti di monelli sfrenati a tutti i loro istinti di vandalismo o a qualche precoce "famigerato". Però - per buona fortuna - tutto questo è male riparabile. I nostri ragazzi in sostanza sono ancora tanto buoni; lo può dire con sicurezza ognuno che li avvicini un poco. Si tratta solo di elaborarli, raccogliendoli prima in un ambientino davvero invitante, per sottrarli ai molteplici e potenti mezzi del male. Ambiente che chiamiamo con un nome arcinoto: ORATORIO".
La costruzione fu una grande occasione educativa per coinvolgere i giovani a collaborare nel cantiere. Tanti si trovavano per togliere e spostare le pietre, trasportare il materiale, aiutare i muratori nella manovalanza, ... In prima linea, con la tonaca sempre sporca di malta, lui dava l'esempio, li spronava. Un giorno un impresario lo rimproverò: "Reverendo, non ha più anime da salvare che è qui a usare picco e badile". Le anime da crescere, a cui dare l'esempio erano tutte lì attorno! L'oratorio fu inaugurato nel 1951, subito vivo e animato. Nel 1960 don Giuseppe venne nella frazione di Collio che nel 1966 divenne parrocchia. Trovò già attiva la scuola materna che seguì durante il suo parrocchiato. Costruì l'oratorio, e la chiesa parrocchiale. Al suo fianco era sempre presente la cugina signorina Alice Bettoni che fece tanto bene a molte persone. Lasciò la parrocchia nel 1983, confessando: "Tanto fumo niente arrosto. Al contrario: Collio non ha abbondato di parole - anche se non me ne sono mancate e di gran marca -; tanto generosi i fatti".
Tornato a Vobarno, si dedicò principalmente ad altre attività che lo coinvolsero da sempre e lo videro consolatore presente e sensibile: la confessione, le visite ai malati ed agli anziani. In fondo anche i nonni hanno in comune qualcosa con giovani e bambini. Lo diceva sempre. In particolare, poco prima della sua morte, una coppia di amici gli portò a far vedere il figlio nato da poco. L'anziano sacerdote affermò: "Tra lui e me c'è poca differenza: siamo quasi tutti e due bambini". Fu sempre attento agli ultimi, ai poveri, modello vivente di carità. Morì il 1° aprile 2002, notte di Pasqua, a Vobarno. Ora il suo ricordo è vivo in tutti coloro che lo hanno conosciuto, un tesoro prezioso, un esempio di altruismo, carità ed amore. Ora la sua memoria è scolpita come titolo di un edificio educativo: "Scuola Materna don Giuseppe Frascadoro".

Matteo Faberi